
dal sito www.danielenardi.org
Dal nostro ultimo aggiornamento, Daniele Nardi ha pubblicato altre due comunicazioni sulla sua spedizione, cariche di positività nonostante le difficoltà che già adesso sta incontrando. Si legge dalle sue parole come il sogno del Nanga Parbat stia prendendo forma e le avversità non siano in grado di spaventare l’alpinista, mentalmente e fisicamente preparatissimo.
Dopo 14 ore di viaggio, partendo da Islamabad, sabato Daniele Nardi è arrivato a Chilas. Tra problemi in vista e armi spianate l’alpinista italiano e il suo gruppo si avvicina al Nanga Parbat, dove tenterà l’impresa da record: la prima scalata invernale della montagna.
Poichè la situazione in quella regione non è calma – Chilas è nel nord del Pakistan – la spedizione Nanga Parbat Winter Expedition 2013 ha proceduto in certe parti accompagnata da una scorta armata, senza però alcun incidente. Gli ungheresi della spedizione sono più avanti e loro li stanno raggiungendo, scortati, sempre più vicini all’agogniata montagna.
Il prezzo della libertà ricorre in questa spedizione, ancora una volta abbiamo dovuto soppesare il desiderio di scalare questa magnifica ed imponente montagna e lo stato di guerra di questo paese ed il suo senso della libertà.
Sabato Daniele ha rivisto il Nanga Parbat, e queste sono le parole con cui lo descrive, con cui racconta quel magico momento:
…mi rassegno alla visuale fuori dalle grazie umane del Nanga Parbat che svetta oltre le nuvole… […]
Scendiamo dal pullman per sgranchirci le gambe e guardo quell’imponente massa di neve e roccia, è il Nanga Parbat completamente nudo di fronte a noi dal versante Diamir.
Non sembra esserci molta neve, non sembra da qui, da lontano. Non ricordavo che potevamo guardare questa montagna prima di arrivare a Chilas, un ricordo perso nelle moltitudini del tempo. “Basta dormire 10 minuti, oppure arrivare di notte e la perdi” dice Federico. In effetti è vero, dura poco, qualche kilometro di strada, qualche minuto di auto.
Dopo essere stato alle prese coi malesseri tipici del viaggiatore – assieme al cineoperatore Federico Santini – e aver viaggiato col pulmino, finalmente Daniele e il gruppo sono arrivati al campo base a 4200 metri. L’arrivo è stato un’esperienza forte e non solo per le emozioni.
Siamo al campo base e fa un freddo assurdo. Siamo arrivati ieri e di corsa a montare le prime tende, quella mensa e quella cucina. Questa notte abbiamo dormito dentro la nostra tenda con 13 gradi sotto zero, fuori sfiorava i 20 sotto zero e non credo che siamo all’apice negativo della nostra ricerca della sofferenza.
Ma nonostante questo arrivo un po’ traumatico, subito rassiscura sul fatto che l’acclimatazione è già a buon punto per tutti. Purtroppo però il generatore di corrente è rotto, e quello è un altro problema da risolvere in fretta.
Intanto, con duro lavoro il campo base è stato montato, l’attrezzatura preparata, e Daniele e la sua compagna d’avventura Elisabeth hanno già fatto delle prove di ascensione in una montagna a sinistra del campo per mettersi un po’ alla prova, acclimatarsi più velocemente, valutare la propria forma (a quest’ora suppongo siano già tornati al campo base). Daniele saluta, nel suo ultimo post, con un episodio che non fa altro che confermare la sua decisione e positività mentale, grande risorsa per ogni impresa di successo.
Vi lascio con un sorriso e con una bella cosa accaduta in questi giorni. Ali apre un libro, mi parla delle sue montagne, mi parla della sua vita e della sua passione per la montagna. […] Mi mostra un libro e mi dice, Daniele, ci sono delle vette che io vorrei fossi tu il primo a scalare, guarda, e mi mostra le foto. Rimango estasiato come sempre di fronte a valli disperse e desolate dove gli occidentali ancora non sono arrivati. Guardo le linee, sogno scalate in velocità, già mi vedo mentre posiziono un campo e pianto una piccozza verso il nulla.