È da vari giorni che non pubblico aggiornamenti sulla Nanga Parbat Winter Expedition di Daniele Nardi. Purtroppo, in questi giorni e per una settimana ancora, cause di forza maggiore mi impediscono di scrivere su questo blog – e probabilmente, se fossi una persona di buonsenso non stare qui a scrivere. Quindi scusate le mie involontarie pause ed eccomi in un momento in cui il buonsenso va a quel paese e non resisto, perchè vorrei dare a questa spedizione più visibilità possibile. Ritengo se la meriti, nonostante adesso non sia facile dedicarmici.

Fonte: www.danielenardi.org
La fase di acclimatazione è andata bene, Daniele, Elisabeth e Ali sono partiti nel pomeriggio di lunedi 14 gennaio, veramente in ritardo e seguiti dall’ironia degli ungheresi che li hanno accompagnati fino al campo base. Ma in ogni caso, dopo aver dimenticato il sacco a pelo e rotto una lampada frontale – suvvia, chi non ha mai dimenticato o rotto qualcosa durante un’escursione! – sono riusciti ad avviarsi e in poco più di un paio d’ore hanno raggiunto il primo campo base a 4930 metri, dove hanno montato la Salewa Artic da testare.
La notte è passata tra insonnia e buon umore, come in ogni buon campeggio.

fonte: www.danielenardi.org
La mattina del 15 gennaio, al risveglio, hanno constatato che la tenda ha tenuto bene e anzi hanno pensato che fosse una giornata non molto fredda. In realtà è stato sufficiente uscire fuori per capire che dentro la Salewa Artic si stava meglio perchè teneva un po’ del calore dei loro corpi.

Elisabeth. Fonte: www.danielenardi.org
Comunque, una volta preparati, hanno proseguito legati con le corde perchè la zona non era sicura, infreddoliti per le temperature davvero basse, ma decisi. Durante la progressione hanno raggiunto una cresta da cui ammirare un paesaggio sconfinato, una cosa che pare aver riempito gli occhi del gruppo. Ma lì, allo steso tempo, sono iniziati i problemi. Ali non si era acclimatato, stava soffrendo il freddo e non sentiva più le dita dei piedi. Dopo le sue insistenze sono avanzati per alcuni minuti, ma alla fine Elisabeth e Daniele hanno notato che il loro compagno era stanco, proseguire poteva essere pericoloso, inoltre il tempo non pareva stabile e un presentimento ha colto il gruppo, quel qualcosa di indefinibile e dato dall’esperienza e dal buonsenso assieme, così hanno deciso di scendere. Tutti e tre.
Involontariamente, Ali ha aggiunto peso al lato della bilancia che diceva di ritornare, e ha salvato tutti. Dice infatti Daniele:
Non era solo Ali che ci aveva portato giù ma quel fantastico sesto senso che hanno gli alpinisti rispetto al tempo. Le previsioni davano abbastanza bello oggi. Ora sono qui con neve ed oscurita con nuvole e vento a scrivervi e sarei dovuto essere a oltre 6000m in una tendina. Ci guardiamo in viso tutti e tre, “Thanks Ali, it is better to stay here”. Si avevamo avuto la stessa sensazione, la situazione di Ali non era grave, anzi, ma il tempo stava cambiando in peggio non era il caso di stare li, ma dovevamo scendere giu verso il campo base dove ieri sera ci siamo fatti un bel piatto di spaghetti aglio olio con il peperoncino che il mio caro amico dottore Mimmo mi ha regalato alla partenza in aeroporto.
Il 17, per stupirci un po’, da Vimeo emerge questo fantastico video che per qualche momento ci fa vivere l’emozione di essere lì, in mezzo alla neve, a salire tra fatica e aria leggera.
Sono di sabato, però le notizie più recenti e meno piacevoli. Daniele ha perduto un amico pochi giorni prima della partenza per questa spedizione, alpinista anche lui, ha perso la vita proprio sulle montagne. Al rientro dalla breve acclimatazione, purtroppo altre brutte notizie lo hanno raggiunto fin lì.
Questa spedizione era cominciata con la scomparsa di un caro amico Damiano Barabino sulla Barre Des Ecrins in Francia, qualche giorno prima della partenza per Islamabad. Avevamo tanti progetti con Damiano. Ieri sera navigando su internet scopro che Fabrizio Di Giansante e Lanfranco Castiglione scompaiono sepolti da una valanga al Gran Sasso d’Abruzzo, la loro montagna di casa.
Le sue riflessioni sono cariche del cordoglio di chi ha perso degli amici e ha visto delle persone sparire per una passione che è anche la sua, ma anche cariche della maturità della scelta di vita fatta e della coscienza che ogni uomo cerca la felicità come sente sia meglio fare, e questa scelta che così tanto lo determina va rispettata, prima che compresa.
Abbiamo fatto la scelta di vivere la natura per mezzo dell’alpinismo. Bisogna avere il coraggio di rispettare il diritto di liberta di ogni singola persona di scegliere della propria vita, anche quando questa è estrema o semplicemente più a rischio di altre. Non che lo sia più di tanti lavoratori che ogni giorno percorrono alcune strade Italiane particolarmente pericolose, ma più difficile è capirla questa scelta di alpinismo e montagna.
Un pò lenisce il dolore, il pensiero che li sapevamo felici nel fare quello che amavano fare.Ma a poco serve quando il dolore è forte, quando a casa ci si chiede il perché? Se era proprio necessario. Quando sembra che il destino ci si sia rivoltato contro. Seguiamo una passione con pochi confini se non le nostre capacità di andare e vivere la natura.
Ma Daniele non dimentica, nonostante il dolore, l’impegno preso per i Diritti Umani, e trova le parole per lanciare questo video messaggio a sostegno della campagna promossa dall’associazione Arte e Cultura.
Sperando che le mie parole non vengano fraintese, sperando che un giorno l’alpinismo, lo sci, o qualsiasi altra voglia di forma d’arte nella natura non siano più la Conquista dell’inutile ma l’utilità della passione umana.Arrivederci, mi mancate …
Dan